La Toscana e la Maremma a memoria...tracce
Veduta della Diaccia Botrona
Molto importanti sono stati i progetti di studio realizzati dall’Isgrec in occasione della Festa della Toscana del 2015, 2016, 2017 e 2018, che hanno colto l'occasione della celebrazione dell'abolizione della pena di morte in Toscana, prima tra le nazioni, il 30 novembre 1786, interpretandola come punto apicale di un sistema di riforme intraprese dal governo lorenese, a partire dal periodo della Reggenza, che investì progressivamente ogni campo dell'amministrazione del territorio, della giustizia e della politica granducale. Questo sistema di riforme, ispirato da idee illuministe e basato su un'analisi accurata dei territori della Toscana, fu il vero motore della rinascita della Maremma, che, per la prima volta dopo secoli, si trovò al centro di una sperimentazione di governo destinata a innescare i meccanismi di un cambiamento epocale.
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Alla Steccaia esistono ancora le strutture che permisero la deviazione delle acque torbide dell’Ombrone con il Ponte Tura, avviato nel 1830 ma più volte ricostruito e restaurato fino alla prima metà del Novecento. Una piramide lì vicino reca due iscrizioni commemorative.
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Profondi sono i segni lasciati nelle campagne dalla presenza dell’antico alveo del Diversivo, che ancora adesso si riesce a distinguere con i suoi argini coperti dalla vegetazione, da molte opere idrauliche e da ponti disseminati tra i campi coltivati e tra le case sparse, che finalmente adesso riempiono ciò che era una volta solo vuoto fatto di canneti e paludi.
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Ma nel piccolo centro della città dentro le mura stellate, che fino al tardo Ottocento sono state il limite oggettivo tra città e campagna, si conservano lasciti altrettanto importanti, basti pensare alle strutture del vecchio ospedale della Misericordia, nell'attuale via Ginori (oggi sede del Polo universitario grossetano), che, come ricorda la lapide posta sulla sua facciata in un latino formale, fu ampliato nel suo primitivo nucleo da Pietro Leopoldo nel 1783.
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Un nucleo memoriale che merita una riflessione particolare è poi costituito dagli “eroi della Bonifica”. Essi meritarono segni importanti di memoria addirittura negli anni Settanta dell’Ottocento, dopo più di 10 anni dall’annessione del Granducato toscano al Regno d’Italia, in un luogo altamente significativo, la Sala consiliare del Municipio grossetano, come descritto con minuzia di particolari da Alfonso Ademollo nel 1894, nella più antica guida di Grosseto. Di questa decorazione marmorea sono ancora visibili i medaglioni rappresentanti Leonardo Ximenes, Pio Fantoni, Sallustio Bandini, in via Ximenes, e il busto di Alessandro Manetti posto nella via omonima, tutte opere del senese Tito Sarrocchi. La decorazione dell’antica sala consiliare, ristrutturata ed ampliata negli anni Sessanta del Novecento, con la conseguente frammentazione e ricollocazione dei marmi ad ornamento del verde cittadino, comprendeva anche il medaglione con Vittorio Fossombroni dello stesso autore e quello dedicato a Giacomo Grandoni, amministratore della bonifica, scolpito do Giovanni Duprè nel 1873 ed oggi visibile presso lo stadio comunale.
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Tuttavia, il monumento che gli studenti hanno scelto per la sua incredibile evidenza e per il suo indiscusso potere evocativo e identitario è stato il monumento a Canapone in Piazza Dante.
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Il territorio e la memoria nel paesaggio
La scelta dei ragazzi di Cinigiano è stata quella di intravedere il lascito dell’età lorenese nel disegno dei campi e delle colture, nel loro paesaggio fortemente caratterizzato da una natura che alterna la presenza di dolci colline alle asperità caratteristiche di un terreno franoso e difficile, dove secoli di paziente lavoro contadino hanno strappato alla terra tra le pendici amiatine la Vald’Orcia e la valle dell’Ombrone il sostentamento per la sopravvivenza di generazioni di donne e uomini. Qui non ci sono ricordi di malaria, ma l’insistente coltura del grano tra oliveti antichissimi e filari di viti, presenti nelle trattazioni settecentesche dell’Accademia dei Georgofili, che richiamano con forza i principi della Fisiocrazia francese. Non a caso qui, nel cuore di questo territorio, sorge il Castello dove si narra che sia stato scritto il trattato da cui tutto è nato: “Il Discorso sopra la Maremma senese” di Sallustio Bandini, che per primo compì un’accorata riflessione sulle sorti della Maremma e sull’opportunità di liberalizzare il prezzo del grano. |
Il castello di Castiglioncello Bandini
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Le interviste
Dalle interviste si evincono una freschezza e un entusiasmo degli studenti, derivati dalla profonda condivisione degli obiettivi e delle finalità degli interventi laboratoriali portati a termine prima della chiusura delle scuole a causa dell'emergenza sanitaria. Dopo aver appreso le caratteristiche tecniche e scientifiche delle rilevazioni proprie delle fonti orali, gli studenti hanno elaborato e condiviso, assieme agli esperti e agli insegnanti, un canovaccio di domande tali da toccare vari aspetti del lascito dell’età lorenese nella memoria delle persone. Nelle interviste risulta evidente il forte legame tra il perdurare delle memorie lorenesi e la tradizione culturale maremmana nel loro passaggio tra le diverse generazioni, passaggio reso possibile grazie soprattutto al lavoro della scuola in particolare dopo l’istituzione della Festa della Toscana. Gli intervistati per lo più hanno sentito parlare dei Lorena in televisione o da libri di storia locale; in alcuni casi si tratta di persone che, nate altrove, hanno deciso di stabilirsi nel nostro territorio in tempi recenti. Per tutti Pietro Leopoldo è colui che ha abolito la pena di morte e Leopoldo II è il bonificatore della Maremma, destinatario di un segno importante: il monumento a lui dedicato nel centro storico del capoluogo. Sempre si sottolinea l’importanza di conoscere le vicende storiche del territorio e l’opera di coloro che lo hanno governato cambiandone il destino. Nel territorio di Cinigiano, inoltre, è forte il legame con la memoria di Sallustio Bandini che, originario di Siena, ha a lungo dimorato nelle sue proprietà di Castiglioncello, di cui rappresenta ancora il nume tutelare. Emerge in una intervista cinigianese anche un altro segno sul territorio: la presenza della strada leopoldina su un vecchio tracciato etrusco nel comune di Cinigiano, sulla quale sarebbe stato interessante poter svolgere opportune indagini, rese impossibili dalla contingenza sanitaria: spunto per futuri lavori di ricerca-azione sul territorio. |
Gli audio delle interviste
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